La
discussione ha evidenziato i trend attesi, ovvero come cambierà il mercato
Crm e il modello di business degli Outsourcer del comparto.
Nel seguito si
riportano i passi più significativi di un dibattito aperto e complesso.
Forse il primo, a cui si è assistito, che ha dato spazio a diverse opinioni
e a diversi modi di interpretare le opportunità del settore.
Ringraziamo
i partecipanti (da
destra a sinistra nella foto):
-
Ambrogio Pozzi, Presidente Acroservizi
-
Marco Biondi, Amministratore Delegato Com.net SoftPeople
-
Dario Tognazzi, Amministratore Delegato Centax Telecom
-
Giancarlo Gerosa, VicePresidente Gruppo Cos
-
Carlo Turola Turati, Amministratore Delegato Giallo Voice.
1°
giro di tavola: le presentazioni |
Pozzi
Acroservizi
oggi conta su 800 postazioni che, entro la primavera prossima, passeranno a 1.200
postazioni; il 75% del fatturato di Acroservizi deriva dal mondo bancario e assicurativo,
da rilevare la recente acquisizione di Magicall a Bolzano e la costituzione di
Next Call Center, networking internazionale, che vuole essere una soluzione
per migliorare la gestione del contatto con il cliente internazionale, con servizi
multilingua e con l'intento di offrire una valida alternativa al mercato del nord-europa
ormai saturo. Alcuni numeri di Next Call Center: 14 sedi operative, occupa
2.500 postazioni telefoniche ed il turnover è dell'8%. Complessivamente
il gruppo sviluppa 48 milioni di euro su clienti soprattutto internazionali come
Epson, Fujutsu-Siemens, Whirlpool, Richo, Panasonic, Sony.
Biondi
Softpeople
è una realtà nata qualche anno fa nel mondo dell'IT e si sta sviluppando
come holding di unità operative specializzate in varie aree di business,
tutte condotte da imprenditori.
Il settore dei Contact Center conta circa
600 posti operatore in Italia tramite tre società: Comnet a Milano, una
realtà presente nel mercato da 5 anni, Contact Centre di Roma e Infocall
Mediterranea di Napoli. Inoltre è disponibile una piattaforma applicativa
di CRM.
L'offerta punta sui servizi di contatto molto orientati al Cliente,
gestiti in modo da massimizzare i contatti con i clienti finali e cogliendo tutte
le opportunità di favorire le vendite. Si punta molto sulla qualità
e sulla formazione degli operatori.
Tognazzi
Premesso
che Centax Telecom da molti anni gestisce per conto di clienti primari servizi
di crm in outsourcing, per affrontare l'argomento oggetto della tavola rotonda
occorre fare una serie di considerazioni generali.
Oggi il consumatore è
cresciuto e pretende una vera attenzione da parte delle aziende, non basta avere
un numero verde o dichiarare di fare Crm; ma non tutte le aziende hanno compreso
tale cambiamento. Basti pensare che sino a pochi anni fa qualcuno dichiarava che
dato che il numero verde costava era meglio che i clienti non telefonassero. Purtroppo
molti la pensano ancora così.
Inoltre sono stati commessi alcuni
errori negli ultimi anni.
Il primo è stato pensare che bastava
la tecnologia a risolvere tutto o che fosse l'aspetto più critico.
Oggi è chiaro che non basta e che la medesima si può "comprare"
facilmente.
Il secondo errore è stato di replicare gli errori
commessi dall'industria nei primi del novecento, pensando che il solo problema
fosse ottimizzare la capacità produttiva e che fosse necessario avere
delle strutture grandi per applicare il "Taylorismo" estremo. Nella
stessa gestione delle risorse umane si è copiato quanto fatto negli anni
venti con il mito dello "Stakanovismo" pensando che contasse avere solo
una produttività elevata misurata su aspetti quantitativi trascurando quelli
qualitativi.
I contact center non hanno bisogno dell'operatore più
bravo, ma di tutti gli operatori mediamente bravi. E' meglio una telefonata lunga
che risolva un problema che mille telefonate corte inutili.
Il
terzo errore è figlio della volontà di profitto per gli azionisti
cercando ad ogni costo la quotazione in borsa che premiava solo le strutture molto
grandi.
A mio parere l'outsourcing si può suddividere in due filoni:
uno che soddisfa le esigenze di aziende molto grandi con altissimi volumi su attività
semplici per i quali la "fabbrica funziona, l'altro che richiede una gestione
personalizzata e complesse di processi di CRM.
Ritengo,
poi, che non si debba ricorrere all'outsourcing solo per risparmiare, ma anche
per migliorare il processo di relazione con la clientela.
Gerosa
Il
gruppo nasce nel 1983 come un'azienda di informatica e nel 1995 decide di affrontare
il mercato dei call center, con una scelta di investimento industriale. Attualmente
i nostri collaboratori sono 3.500 ed il gruppo è presente in tutta Italia
e all'estero - in Tunisia - con prospettive di sviluppo anche in altri Paesi.
Gestiamo 60milioni di chiamate, ma ci sentiamo piccoli, perchè in questa
nostra industria esiste il problema del nanismo.
Inoltre nessuno di noi ha
ancora iniziato ad investire nel campo della ricerca.
Abbiamo una grande preoccupazione.
Non si può sviluppare un'industria che non è in grado di programmare
il proprio futuro, siamo fortemente dipendenti dalle telecomunicazioni e dall'informatica,
in quanto creiamo dei servizi sulla base dei prodotti che ci vengono messi a disposizione.
Un'industria deve fare i suoi investimenti di ricerca per poter poi richiedere
ai produttori le strutture e soluzioni tecniche di cui ha bisogno. Non abbiamo
ancora la forza, la maturità e le dimensioni per essere un'industria con
queste capacità.
Dobbiamo crescere. In Italia il comparto ha bisogno
di 6-8 aziende dell'ordine di grandezza di 5mila collaboratori e che siano in
grado di investire e capire quale è il futuro e sono certo che tra 4 anni
quello che facciamo oggi sarà totalmente superato.
Ma oggi non
sappiamo cosa vogliamo e non abbiamo capito cosa faremo, anche se penso che quasi
sicuramente tra qualche anno non avremo più migliaia di persone con la
cuffia, ovvero faremo un mestiere diverso. Purtroppo non sappiamo ancora quale.
Turati
Giallo
Voice, società del gruppo Seat Pagine Gialle ha tre anni di vita; quest'anno
fattureremo circa 20 milioni di euro con 750 postazioni, girando mediamente 600
FTE al mese. Nella società confluiscono 4 società operative.
Questa nostra industria è basata sul materiale umano, il fattore critico
del nostro successo o insuccesso è la gestione dei collaboratori. La
vera struttura portante di tale gestione si concretizza nello staffing di sala,
i team leader e i supervisori.
Di fatto si lavora a commesse ed ognuna ha
uno specifico rapporto con il cliente e ha una unicità, si producono contatti
in serie con tanti singoli one-to-one.
Sebbene le previsioni di sviluppo tra
il 2000 e il 2003 fossero tutte a due cifre, il 2002 ha prodotto qualche sofferenza.
Per il 2003 si impone l'outsourcing come saving di costi, piuttosto che l'
outsourcing come partnership per aumentare il fattore qualità del servizio
reso. 2°
giro di tavola: la visione del futuro |
Pozzi
Detto
che la tecnologia non è tutto, ma è importante per ridurre i costi,
resta il problema del personale. Il turnover è in alcuni casi troppo elevato,
anche pari al 25%.
Allora mi chiedo: perché non pensiamo al personale
e non diamo un contratto ai nostri collaboratori?
Ma come si fa ad applicare
in questo mondo nuovo un contratto tipo quello dei metalmeccanici, che non ha
nulla a che fare con la nostra attività?
Basta pensare all'impiego
di part time orizzontali, verticali o ad attività da svolgere venerdì,
sabato e domenica.
Inoltre occorre tener conto del fatto che il 62% degli operatori
sono donne con esigenze completamente diverse, in quanto ad orari e condizioni
di lavoro.
Il grande sforzo che si sta facendo è quello di addivenire
ad un contratto per gli assunti e di giungere ad una regolamentazione per i collaboratori
coordinati e continuativi che molti outsourcer utilizzano, con l'obiettivo
di qualificare il personale e far sì che non ci abbandoni entro pochi anni.
Anche se gestire un'agenda di incontri con il mondo sindacale non è
semplice, le trattative proseguono e attraverso il Club CMMC terremo informati
tutti.
Biondi
Il
mercato di oggi richiede contact center con servizi diversi rispetto al passato.
Se il call center nasceva con l'idea di poter semplicemente dare una risposta
al cliente, oggi il contact center deve gestire il cliente, che è una cosa
profondamente diversa.
A mio parere non dobbiamo aspettarci prospettive
con grandi realtà che richiedono decine di migliaia di contatti, ma dobbiamo
riflettere sulla capacità di produrre valore da parte dei contact center,
ovvero contare sulle capacità dei singoli operatori. Bisogna quindi
continuare ad investire nella formazione.
Dal lato del committente
si deve ragionare nell'ottica di cosa è utile: massimizzare i contatti,
utilizzare ogni chiamata per arricchire il proprio database e fare veramente Crm.
I contact center devono perciò avere Account che fungano da
consulenti di marketing ed è chiaro che questo approccio pone qualche difficoltà.
Se l'ottica tradizionale era di affidarsi ad outsourcer per risparmiare, oggi
bisogan pensare che il risparmio possa essere barattato con un aumento dei volumi
e del valore del servizio.
Tognazzi
Nella mia esperienza personale il vero aspetto critico dei contact center sono
le risorse umane. Va controllato il giusto livello di turnover che per alcune
aziende è troppo basso. Se non vi è un adeguato ricambio il rischio
è di un appiattimento del servizio. Purtroppo la struttura è
piatta e pertanto non ci sono opportunità di carriera interna e si corre
il rischio di creare false posizioni ibride di staff di dubbia creazione del valore.
Di contro l'esperienza di qualche anno in un contact center arrichisce molto la
professionalità di figure scolasticamente preparate e le abilita a compiti
e opportunità in altri settori aziendali. Ad esempio se un azienda cercasse
un product manager tra due laureati, quello che ha fatto un esperienza di call
center e decisamente più qualificato. Attenzione, perciò, a vedere
i Call center come opportunità di impiego per personale poco qualificato.
Un altro
problema è di cultura aziendale tipicamente italiana dove paradossalmente
viene penalizzato il personale di front office a scapito del personale di back
office. "If you pay peanuts you get monkeys", mi diceva il direttore
di una banca americana alla mia domanda sulla retribuzione degli operatori. Purtroppo
in Italia la mentalità dominante che è meglio mettere un timbro
che parlare con i clienti, ed è vero che chi opera nel front-office viene
pagato di meno.
Sui prezzi praticati dagli outsourcer, il mercato non paga
più a telefonata, ma a raggiungimento di determinati obiettivi. Quando
si dimostra che c'è valore aggiunto si viene remunerati.
Infine
non è vero che il consumatore va su Internet e si dimentica dei call center.
Anzi, credo che si potremo offrire un servizio Internet per interposta persona.
Biondi
Preciso
che il "success fee" va certo proposto, ma in modo contenuto. Non
possiamo incentivare la tendenza di trasferire integralmente il rischio di impresa
sull'outsourcer.
Gerosa
Va
chiarito che nei call center si trovano categorie di attività - e, di conseguenza,
addetti che le svolgono - completamente diverse. Mi sembra pertanto molto riduttivo
parlare di operatore di call center pensando solo al numero verde.
E'
dimostrato che tutti sono pronti a pagare un servizio, visto che molti usano il
telefonino per strada o in pubblico pur trovandosi in prossimità di una
cabina telefonica. Al cliente non interessa pagare il doppio una telefonata.
Occorre qualificare il lavoro impiegando adeguatamente i professionisti.
Ad esempio, chi fa help desk tecnico è una persona molto preparata nello
specifico settore. Mentre il numero verde non è un lavoro da professionisti.
Questo mercato sta già oggi cambiando.
Quando ci sarà l'Umts,
con la possibilità di immagini e filmati tramite telefonino, il nostro
lavoro non sarà più basato su numero verde, sarà un'attività
di supporto, con l'impiego di data mining raffinati, con strumenti di knowledge
management, per costruire una risposta e fare quello che il Committente non è
in grado di fare. Questo potrà essere un nostro nuovo mercato, caratterizzato
da un valore aggiunto che ci consentirà di garantire la carriera ai nostri
collaboratori, tanto da non porci più il problema di dover qualificare
il lavoro.
Ma siamo noi che vendiamo i servizi e siamo noi a dover spiegare
ai nostri clienti cosa siamo in grado di dare. Ecco perchè serve la
ricerca, in quanto dobbiamo crearlo noi questo mercato e non aspettare che altri
lo facciano per nostro conto. Solo quando avremo una professionalità che
altri non hanno, i Committenti ci verrano a chiedere i servizi con i prezzi fatti
da noi.
Dobbiamo crescere, avere la forza di investire e lavorare
insieme per costruire il mercato del lavoro di customer relation a livello qualificato.
Dobbiamo
divenire una industria essenziale per il progresso delle altre industrie.
Turati
Riprendendo
il tema della dimensione ottimale dell'unità operativa penso, per mia esperienza
diretta, che quando un call center supera le 300 postazioni si possono creare
dei problemi. Ad esempio non riesco a tenere sotto controllo il turnover.
Se il turnover è troppo alto i costi di reclutamento si alzano. Ma è
anche vero che se è troppo basso, con le strutture piatte e con figure
di tipo "blu collar" ad alta scolarità e basse prospettive di
carriera, può rappresentare un problema.
Pertanto, il nostro focus
è concentrato sulla struttura dei collaboratori direzionali di staff e
di line.
A proposito delle nostre attività di account, ci servono
responsabili commerciali che sappiano analizzare il problema del cliente e proporre
realmente una soluzione. Ciò implica essere in grado di identificare
quelli che sono i fattori chiave, che orientano ad esternalizzare il processo
di comunicazione, ovvero la struttura dell'industria in cui opera il committente
e lo scenario competitivo. Aspetti complessi che spesso neppure i Clienti conoscono.
Per quanto riguarda le previsioni, riteniamo che non vi sia ripresa prima del
secondo semestre del 2003 e ritengo che il cambiamento profondo di visione del
terzista sia ormai consolidato e che certi livelli di prezzo e di struttura contrattuale
non cambieranno.
La partita oggi si gioca sulla struttura dei costi del
call center e sull'efficacia che noi fornitori possiamo raggiungere, attraverso
una logica di controllo gestionale e contrattuale.
Inoltre per quanto
riguarda il nostro piano triennale 2003-2005 non credo ci sia posto per l'Umts
e, del resto, le esperienze passate sul web call center insegnano a non commettere
più errori di valutazione di questo genere.
3°
giro di tavola: le conclusioni |
Pozzi
Noto
che agli Sla spesso manca la componente qualitativa, e l'outsourcing se ne sta
occupando, facendo formazione e mantendo basso il turnover, che in genere è
più alto sulle attività di outbound di vendita ed inferiore sulle
attività di inbound.
Ma ritornando alle nostre trattative con i sindacati,
vorrei evidenziare quanto sia difficile parlare dei problemi dei nostri agenti
e della flessibilità del lavoro con queste organizzazioni. Per l'outbound
si può pensare ad uno stipendio fisso ridotto del 30%, ma con possibilità
di premi sulla vendita che permettano di arrivare ad un 120-130% dello stipendio
di riferimento. E', invece, impossibile impostare una trattativa con il sindacato
sulla base della remunerazione a venduto, a chiusura contratto o a presa di appuntamento.
Del resto, il contratto di collaborazione coordinata continuativa, che alcuni
impiegano, è molto "border line". Occorre pertanto regolamentare
i lavoratori tipici e quelli atipici.
Nelle condizioni attuali, senza
la possibilità di applicare un contratto di settore, penso sia improprio
parlare di qualità, soprattutto per chi fa customer care.
Biondi
La
remunerazione totalmente variabile per gli operatori mi ricorda un cottimo di
altri tempi, e la cosa mi terrorizza.
Per quanto riguarda la visione del mercato,
le attività di outbound cambieranno, saranno sempre più cross selling
e up selling .
Vedo con favore il mercato delle multiutilities, che deve
operare sui nuovi mercati in competizione e, perciò, l'outsourcer può
supportare queste realtà nella nuova missione, affinchè siano competitive.
Infine solo sul B2B, ove esiste una discreta percentuale di e-commerce, trovo
possibili sviluppi concreti per il Web Call Center.
Tognazzi
Poiché il futuro mercato sarà più complesso e di specializzazione,
serve avere un network di call center, ciascuno specialista nel suo settore, ma
con possibilità di offrire ai clienti un ampio pacchetto di servizi.
Piero
Civita, B2Win
Sul tema dello scollamento tra il dichiarare di voler cercare
nuovi servizi più qualificati e, nel frattempo, acquisire attività
di gestione dei numeri verdi.
Massimiliamo
Cantafia, Answers Group
Sul tema del coinvolgimento degli operatori e
dei Committenti, per conoscere il loro punto di vista sul come migliorare il processo
Crm.