Crm
e Contact Center: risorse per il sistema Paese
Intervento
di Mario Massone, fondatore CMMC
Un ringraziamento a tutti
per la presenza a questo meeting.
Nel corso di questa giornata porteremo varie testimonianze tese
a dimostrare come le organizzazioni di Crm, Customer Service e
di Call e Contact Center rappresentino una risorsa del sistema
paese.
Come sapete il comparto dei call center è costituito da
due attori: le strutture interne alle aziende (es. call center
di banche e assicurazioni) e le società che svolgono servizi
per conto terzi (di outsourcing).
Il mercato italiano è caratterizzato da una particolare
presenza di outsourcer, e si rileva un’area di sovrapposizione
tra le due figure suddette, in quanto una parte (crescente) di
chi dispone di una propria organizzazione (in house) svolge servizi
di outsoucing, anche se in prevalenza offerti nel proprio settore
di appartenenza (mercati captive).
CMMC (Customer Management Multimedia Callcenter) offre dal 1997
vari servizi professionali alle diverse categorie di call center,
con l’obiettivo di far crescere il mercato, soprattutto
attraverso la crescita del management e dei quadri, grazie alla
conoscenza delle metodologie e delle variabili economiche e tecniche
interessate.
Intanto cercherò oggi di individuare i principali cambiamenti
rispetto al percorso di questo ultimo biennio, a partire dal meeting
nazionale svoltosi il 14 settembre 2001.
L'industria dei call center in Italia sta entrando in una nuova
fase del suo sviluppo, fase caratterizzata da alcune significative
operazioni di ristrutturazioni e aggregazioni, prima sul versante
degli in house, poi su quello degli outsourcer, ma anche attraverso
la realizzazione di nuovi servizi, specie in alcuni comparti.
Purtroppo questa evoluzione impatta con quanto resta da fare a
livello Paese attraverso riforme di tipo strutturale. Nell’agenda
è noto che ci sono: la maggiore flessibilità del
mercato del lavoro, il risanamento dei bilanci statali e della
finanza pubblica, il rafforzamento dell’istruzione e della
ricerca di innovazione, il miglioramento dei mercati finanziari
e della pubblica amministrazione.
Oggi la nostre organizzazioni mostrano di avere interessanti opportunità
da sfruttare relativamente ai servizi offerti: per le dimensioni
del mercato potenziale, per il fatto che tutti i settori merceologici
dell’economia e della PA sono coinvolti e perché
nelle realtà di Crm e call center convivono l’impiego
di tecnologie innovative ed il consistente coinvolgimento di Risorse
Umane.
Sul versante dell'impresa, poi, i call center hanno contribuito
al ridisegno organizzativo dei “front office” delle
aziende e degli enti, rendendoli più trasparenti, ovvero
efficienti e efficaci nei servizi resi ai clienti e ai cittadini.
Tanti riscontri – anche di esperienza quotidiana - ci portanto
ad affermare che vi è stata una crescita nella autoconsapevolezza
del ruolo di clienti (cittadini e consumatori), e ciò si
riscontra nelle fasi di prima interazione con i front-office dalle
code, alla fruizione di servizi in modalità self service.
Tale crescita di ruolo della domanda del settore privato e di
quello pubblico si estrinseca attraverso una maggiore sensibilità
nella capacità di valutare il servizio fornito dall’offerta,
per alcuni dei risvolti che riguardano il back-office e le attività
in escalation.
Oggi l’esperienza acquisita attraverso i contatti con i
front-office dai primi clienti innovatori è divenuta l’esperienza
di molti clienti abituali.
La nascita di nuovi stili di comunicazione - multicanale e per
“simboli”- è stata progressivamente accompagnata
a nuovi metodi di interazione, accanto ai canali più tradizionali
vengono proposti canali nuovi e si realizzano le prime integrazioni
di processo.
Su questo versante i passi da sostenere per garantire un sano
sviluppo ai servizi di Crm restano tuttavia molti.
L’innovazione dal lato dei contenuti e dei media è
frenata nei fatti dalla struttura dell'offerta molto ingessata,
dai rilevanti interessi in gioco nell’industria delle comunicazioni.
Una struttura in cui ci si chiede se, ad esempio, l’introduzione
dell’Umts e della TV digitale terrestre riuscirà
a cambiare il modello di offerta.
Eppure il call center mantiene, anche su questo versante, una
sua peculiarità, ovvero una coerenza di fondo con i principi
che indirizzano lo sviluppo del marketing relazionale sempre più
verso le modalità di tipo one-to-one.Le integrazioni con
i media di massa conferiscono al Crm e al call center una crescente
capacità di analisi dei trend storici e delle possibili
evoluzioni, dei dati quantitativi (ad esempio i contatti) e di
quelli qualitativi (ad esempio le esigenze).
Tuttavia il patrimonio di conoscenze generato dai front-office
non è ancora in grado di incidere sul loro posizionamento
strategico.
Manca ancora un posizionamento “forte” del call center
all’interno delle aziende e della loro filiera del business.
Siamo in una fase di importante crescita delle capacità
gestionali delle nostre "fabbriche", grazie alle esperienze
acquisite nella riorganizzazione dei servizi e nella revisione
dei processi.
Mentre oggi risulta più semplice dimensionare i volumi
di contatti telefonici, per le altre tipologie di comunicazione
(sms, mms, e-mail, chat) non si hanno ancora esperienze adeguate
e gli investimenti verso questo genere di innovazione hanno subito
una sensibile frenata.
Sul versante dell’innovazione tecnologica ed organizzativa,
le aziende in questo ultimo biennio chiedono che gli investimenti
abbiano un recupero dell’investimento finanziario a breve
o brevissimo termine. Ciò, unito ad alcune situazioni di
limitata chiarezza da parte dell’offerta ICT, ma soprattutto
ad una carenza di visione strategica da parte delle aziende del
comparto, non permette l’adeguato investimento in ricerca
per l’innovazione, investimento che a questo punto della
curva di sviluppo diviene indispensabile. La concorrenzialità
del mercato dei servizi di Crm sembra aver toccato i massimi livelli.
La costruzione di capitolati credibili da parte della domanda
e la strutturazione di offerte adeguate da parte degli outsourcer
richiederebbero importanti interventi di supporto: CMMC è
pronto a muoversi in questo senso.
Per quanto riguarda la preparazione dei Service Level Agreement,
essa si dimostra sempre più complessa, tanto che abbiamo
messo in programma una revisione delle linee guida costruite da
CMMC negli scorsi anni.
Infine, concludo con il tema del lavoro, ovvero della professione
di “operatore di call center”.
Se, come purtroppo è noto, l’Italia detiene nella
UE il triste primato della disoccupazione giovanile, il nostro
comparto ha dimostrato (anche se con numeri ancora limitati) di
poter essere attrattivo proprio per i giovani.
Si stima che nello scorso anno siano stati immessi circa 65mila
nuovi addetti nei call center italiani, in gran parte alla loro
prima esperienza lavorativa e di cui oltre il 25% come lavoratori
interinali.
I call center hanno creato posti di lavoro e nuove competenze,
soprattutto tra i giovani neoassunti, hanno sviluppato conoscenze
“di campo” sulle nuove tecnologie, hanno formato alle
relazioni interpersonali, al lavoro di gruppo, alla customer satisfaction
e hanno abituato ad operare per obiettivi.
In questi giorni ho ricevuto una richiesta di supporto da un laureando
in giurisprudenza che prepara una tesi che ha come oggetto "il
codice deontologico della figura professionale dell'operatore
di call center". Anche questo è un segnale; che ci
ricorda quanto CMMC ha proposto al Garante per la Privacy nella
primavera dello scorso anno prorpio sul versante dei codici di
comportamento.
Se si vuole mantenere un adeguato turnover del personale, sia
per la parte di attrattività che per quella di fidelizzazione,
occorre che la professione venga considerata tale. Ovvero bisogna
raggiungere un punto di equilibrio tra la flessibilità
e la professionalità richieste dai servizi di Crm.
CMMC sta creando le linee guida relative al tema del turnover
a cui ciascun call center potrà far riferimento.
Inoltre, fatto di enorme rilievo, si registra come la legislazione
si sia mossa per sostituire le collaborazioni coordinate e continuative
con il contratto a progetto, ovvero legato a specifiche campagne
di attività e premiante dal punto di vista dei contributi.
Ma la flessibilità richiede anche l’applicazione
di contratti aziendali e su base territoriale.
Grazie all’azione di Assocallcenter si sta costruendo un
modello di contrattualistica sia per la parte dei cosiddetti "co.co.co",
sia per il contratto nazionale in ambito Confcommercio, soluzione
che potrà essere riconosciuta come riferimento dal mondo
degli outsourcer.
Nel frattempo la necessità di investire in formazione e
motivazione resta, affinchè il lavoro del call center sia
considerato gratificante, almeno alla pari di un altro tipo di
incarico.
In questo periodo non è purtroppo cresciuta l’attrattività
degli investimenti di call center in Italia.
Anche le nuove localizzazioni dei call center hanno sofferto di
questa situazione.
E’ perciò necessario:
1) garantire le condizioni per lo sviluppo attraverso l’innovazione,
cioè il sostegno alla ricerca e alla formazione,
2) offrire più opportunità di sviluppo con il libero
mercato e con l’incremento dei servizi.
In breve, occorre far convivere pragmatismo e progettualità.
Eccoci, quindi, ad affrontare nuove sfide che ci porteranno in
una nuova fase di seconda maturazione, fase che ci auguriamo possa
dare soddisfazioni a molti, a partire dai milioni di clienti e
cittadini che si affidano quotidianamente ai servizi erogati dai
nostri call center italiani.
Perché Crm e Call Contact Center sono risorse preziose
per il sistema Paese.
Grazie per l’attenzione.
Altri
documenti relativi al meeting del 14 marzo a Roma: