Lavoro e Legislatura – Indagine Club CMMC Nel
corso dell’ultima legislatura il tema dei contact center (e
più in generale quello delle politiche del lavoro) è
stato affrontato più volte sia dal Parlamento che dal Governo.
Con
un breve questionario il Club CMMC ha raccolto il parere del settore
sull'attività legislativa.
Domanda:
"Come valuta ciascuno degli interventi dal punto di vista dei
risultati che, a suo avviso, ha prodotto o potrà produrre
per il settore"
Il
campione che ha partecipato all’indagine esprime giudizi positivi
soprattutto per quanto riguarda il Protocollo call center del maggio
2017, in particolare per gli aspetti del “percorso per la
certificazione di qualità”, che ottiene un voto medio
pari a 4,4 su 6, con il 53% dei promoter.
Sempre riguardo il Protocollo call center sono giudicate in modo
particolarmente favorevole le “misure di contrasto alla delocalizzazione”,
con un voto pari a 4,1 su 6 ed il 35,3% dei promoter.
Lo stesso campione esprime giudizi contrastanti per quanto riguarda
la Legge sul Telemarketing.
In particolare, suscita valutazioni contrastanti e parzialmente
negative la parte che riguarda la possibilità di “ricontattare
il call center chiamante”, che ottiene come voto 3,3 su 6
e solo il 17,6% di promoter.
Relativamente alla recente Legge di bilancio 2018 il voto più
elevato, pari a 3,5 su 6, riguarda gli “incentivi per l’assunzione
di lavoratori con assegno di ricollocazione”.
Per tutti i dati rilevati, vedere la seguente tabella.
Commenti su possibili nuove normative
Secondo i pareri espressi da alcuni del partecipanti al
sondaggio sui seguenti temi dovrebbe essere posta attenzione della
prossima Legislatura.
Non
agli incentivi a pioggia
- Gli incentivi a pioggia sono un male per il nostro settore.
Se pensiamo ai possibili effetti avremo delle aziende che nasceranno
al Sud e che grazie agli incentivi abbasseranno il costo del lavoro
e ne faranno fruire i benefici ai committenti. Si attuerà
una concorrenza con prezzi in dumping e, nel mentre, chi è
presente da anni su altri territori entrerà in crisi e sarà
costretto a chiedere ammortizzatori sociali "difensivi"
che pagheranno i contribuenti. Questo scenario durerà qualche
anno, fin quando le misure difensive saranno fruibili, dopodiché
l'azienda sarà costretta a licenziare i lavoratori. Spesso
tutto ciò accade nel perimetro di una stessa azienda. Quindi
questi incentivi "sciocchi" sono un danno per il
settore e gli unici a goderne sono i committenti con tariffe sempre
più basse. Quindi non sono misure per il lavoro, ma un sostegno
mascherato per i grandi gruppi.
Leggi
da rispettare
- Non vi è un particolare bisogno di nuove leggi, ma
bisogna semplicemente farle applicare effettuando i controlli necessari
per fare capire che la “musica è cambiata”, veramente.
Premi
e privacy
- Si auspica l’introduzione di incentivi per i call center
che operano in modo legittimo e di strumenti di governo per gli
interessati riguardo i propri dati personali.
Qualità
- Tutte le chiamate commerciali dovrebbero essere registrate
per intero per valutare come è si è sviluppata la
proposta di vendita.
Operatori
di serie A e B
- Vanno eliminati i "contratti a progetto" (o reso
possibile anche all'inbound). La situazione attuale crea una discriminante
ingiustificata tra operatori in e out bound. La “circolare
Damiano" è solo servita per sanare una situazione a
vantaggio dei call center creando però un'ingiustificata
disparità di trattamento tra operatori: va integrata o eliminata.
Offshore
- prescrivere che le aziende che offrono i servizi dall'estero
rispettino i medesimi requisiti retributivi e contrattuali italiani
del personale impiegato.
Nel
caso non abbiate ancora partecipato all'indagine,
potete farlo ora
gennaio
2018
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