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Una
professione o un esercito schiavo della new economy?
Da
TEMPI FLESSIBILI - Il Sole 24 Ore - 20 gennaio 2006 pagg 22 e 23.
Quanto
emerge dall’articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore è
la descrizione di uno scenario complesso e in continua evoluzione
che investe il mondo dei Call Center.
Ebbene l’interrogativo che emerge in questo articolo è
appunto: Gli addetti sono riconosciuti
come professionisti, formati e con retribuzioni adeguate,o sono
come li definisce Claudio Cugusi nel suo libro Call Center, “schiavi
elettronici della new economy”?
Noi pensiamo innanzitutto che la componente over 30 del mercato,
che come sappiamo nel complesso essere costituito per la maggioranza
da donne, ha consapevolezza dell’utilità di un lavoro
flessibile, soprattutto quando si tratta di madri di famiglia. Voi
le definireste mai “schiave della new economy”?
Assolutamente no, perché in certi casi il LAP funziona.
Non è sempre così, evidentemente perché la
maggioranza dei dipendenti è Under 30 e coi tempi che corrono
di Under 30, padri o madri di famiglia se ne vedono pochi. Sono
loro infatti molto spesso a lamentare una condizione che concepita
dal Legislatore flessibile, diviene di fatto precaria.
Tutti gli imprenditori, chi in un modo o nell’altro, condividono
l’idea di un bilanciamento fra lavoratori a contratto dipendente
e LAP, come evidenziato negli articoli da Costamagna
di Call&Call e Marzapane di Atesia, purchè
le regole del mercato a loro volta siano adeguate a condizioni economiche
sostenibili, altrimenti non resta che ricorrere alla delocalizzazione.
Certo, siamo appena all’inizio di un percorso che va ripreso
sul tema della contrattazione collettiva, come sottolineato da Pozzi
(Assocontact) e dai rappresentanti dei lavoratori atipici dei sindacati,
ma va anche approfondito sempre di più il lavoro a monte
con le Authority, per la costruzione di regole del mercato che tutelino
lo sviluppo e il valore dei servizi erogati dai Call Center.
Nell'articolo
si é accennato al fatto che la crescita del mercato si é
soprattutto concentrata sulla esternalizzazione dei servizi e che
i committenti ritengono di trarre ulteriori vantaggi economici dalla
concorrenza tra le varie imprese outsourcer.
Tale rincorsa verso il prezzo più basso si riflette direttamente
sul compenso degli operatori, sino ai 3 euro orari denunciati dai
sindacati.
Per intervenire su questo stato di fatto occorre che le aziende
committenti quantifichino quanto vale realmente la relazione con
i loro clienti o utenti.
Nel frattempo, poichè il personale dei Call Center opera
su processi aziendali sempre più complessi ed integrati si
richiede almeno che questi addetti - indipendentemente dal loro
inquadramento contrattuale - siano formati, preparati e aggiornati.
Certamente
le tecnologie in un momento come questo, in cui la componente umana
ricopre un’importanza sempre maggiore, apparentemente passano
in secondo piano, ma riflettiamo su quanto investire in ricerca
e formazione nei Contact Center possa generare professionalità
e competenze sempre migliori.
Significherebbe poter costruire percorsi di carriera adeguati, quale
dovuto riconoscimento a chi appena laureato cerca un lavoro professionalmente
qualificato e distinguibile soprattutto, sul mercato.
Mai come oggi è evidente un
desiderio di certezze da parte di tutte le componenti, sul fronte
sia lavorativo che imprenditoriale e la risposta migliore è
partecipare attivamente a tutte le diverse iniziative che promuove
CMMC.
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