Forum CMF su
CRM Il
convegno organizzato a Milano il 6 marzo dal Customer Management Forum (CMF) ha
interessato diverse società della nostra comunità. Bisogna
riconoscere che l'evento è stato ben organizzato, anche se ha evidenziato
alcuni punti in comune con le attività di ricerca già condotte da
parte di CMMC. Sarà inoltre importante verificare nel tempo come gli
interessi degli sponsor "principali" di CMF si concilieranno con la
gestione di un programma di ricerca indipendente, che intende approfondire temi
e dati sensibili delle organizzazioni di call e contact center.
Nel seguito riportiamo alcune note tratte da due relazioni presentate nel
corso del convegno CMF, che riteniamo portino un contributo informativo nuovo
rispetto a quanto già contenuto nel nostro sito. Per
altre informazioni, collegarsi al sito www.irso.it
La
fiducia nella relazione Nel considerare il rapporto di un'azienda
con il proprio cliente, l'elemento "collante" è un mix di fattori:
razionali, emotivi, di relazione. Secondo Cristiano Castelfranchi dell'Università
di Siena, il concetto di fiducia gioca un ruolo centrale, soprattutto nelle
interazioni mediate da tecnologie di informazione e comunicazione. Tecnologie
che, sempre più spesso, costituiscono lo strato intermedio della relazione
cliente-azienda, rendendo necessario un ripensamento del rapporto in quanto tende
a venire meno quella relazione diretta che è alla base dei tradizionali
meccanismi di instaurazione della fiducia reciproca tra individui. Tale
fiducia, composta sia da fattori cognitivi sia da fattori irrazionali (feeling,
predisposizione) dipende da fattori numerosi e diversificati, tra cui:
- Opinione
pubblica
- Percezione
della precedente esperienza sul prodotto/servizio
- Interazioni
avute con il personale
- Passaparola
- "Comportamento
gregario" (con questo termine si intende una sorta di comportamento indotto:
ad esempio, il fatto che un libro sia indicato come "best seller" può
farci superare alcuni ostacoli psicologici e indurci all'acquisto")
Inoltre,
ed è un punto fondamentale nel caso del Web, la fiducia si basa
anche sulla percezione di competenza, sincerità ed affidabilità
della controparte. L'instaurarsi di tale condizione è resa ancora difficile,
nel caso in esame, dalla "crisi delle regole" del rapporto tradizionale
azienda-cliente: un contact center o un sito web non permettono interazioni del
tipo "mi chiami il direttore..." o "ieri lei mi aveva
detto che...", oltre alla considerazione del fatto che, spesso, in rete
è difficile capire chi è realmente la controparte o chi ci sta fornendo
un determinato prodotto o servizio. Molto spesso, la reale esigenza
del cliente è differente dalla questione che esso pone nella domanda al
contact center: la vera collaborazione ed il vero servizio consiste nel capire
qual è il vero "processo mentale" del cliente, quale il suo vero
bisogno, e soddisfarlo di conseguenza. Un tale approccio (denominato
"over-help"), se non travalica la linea, sottile, dell'intrusività,
è percepito come una forte attenzione e capacità di comprensione,
ed aumenta il livello di fiducia e fedeltà. Un esempio, banale, potrebbe
essere quello di un cliente che chiede informazioni su un treno e l'operatore
gli suggerisce la tratta più veloce e gli dà la possibilità
di prenotare un posto. La soddisfazione del bisogno del cliente non è,
infatti, un dato oggettivo, ma è psicologica. Per un servizio che viene
percepito come dovuto, infatti, l'utente non si sente particolarmente soddisfatto
se questo viene erogato correttamente, ma si risente se non lo è. Una sensazione
psicologica di soddisfacimento e superamento dei propri bisogni genera un circolo
virtuoso e innesca ulteriori possibilità di contatto. Le considerazioni
sopra riportate sono valide in particolar modo per le aziende che operano in rete:
non basta fidelizzare il cliente al proprio sito: il CEO di Amazon disse:"Se
mi si chiede se i miei clienti sono fedeli io rispondo: sono fedelissimi. Finchè
non trovano chi offre loro un servizio che percepiscono migliore". L'esperienza
del Comune di Venezia Il
Comune di Venezia ha avviato da alcuni mesi un progetto di Crm e contact center,
con l'obiettivo di rendere la pubblica amministrazione più accessibile
ai cittadini, ristrutturare il sistema di uffici pubblici restituendo efficienza
ed erogare servizi. La relazione è stata presentata al convegno
da Franco Ruzzanenti, Direttore Automazione Comune di Venezia.
Il target del progetto è sia l'utenza esterna (cittadini, turisti, organizzazioni,
fornitori) sia interna (dipendenti comunali, professionisti che prestano i loro
servizi al Comune, dipendenti di strutture collegate). La prima ed immediata
critica che è stata rivolta agli ideatori del progetto si può riassumere
nella frase: "state aprendo un'autostrada delle proteste!". In una
prima fase questo è stato in parte vero, ma adesso il progetto (e soprattutto
la percezione dello stesso da parte dei suoi utenti) si sta modificando, coerentemente
con l'ottica di Crm che lo ha contraddistinto sin dall'inizio, con una integrazione
progettuale di organizzazione, persone e tecnologie. Il Contact center (gestito
da Venis, società controllata al 49% dal Comune e per il resto da
Insiel e Finsiel) è stato pensato per rispondere ad esigenze precise, ricavate
mediante focus group e questionari distribuiti ai dipendenti comunali. Gli
operatori sono responsabili in modo complessivo del "caso" a loro arrivato,
e si sono riscontrati risultati lusinghieri: il 60% delle richieste di aiuto (da
"mi si è bloccato il PC" a "qual è la nuova procedura
per le carte di identità?") viene evaso direttamente dal front office,
mentre per le richieste più complesse che richiedono l'intervento del
back-office i tempi si sono ridotti dai 20 giorni (prima del call center) agli
8,2 attuali. Si è inoltre introdotto il concetto di "knowledge
base book", per non perdere l'esperienza di ogni operatore, diffondere le
modalità migliori di soluzione dei problemi, aumentare il valore e l'efficienza
del servizio. |