| L’infedeltà
del cliente L’equazione
"cliente soddisfatto uguale a cliente fedele" - con tutto quello che
ne consegue, ad esempio minori costi di gestione per i Call Center - non sempre
corrisponde alla realtà. La "satisfaction" del cliente esprime
un suo atteggiamento, mentre la "loyalty" riguarda il suo concreto comportamento.
In alcuni comparti della domanda (es. automobili) dal 40% al 70% dei clienti che
si dichiarano soddisfatti, di fatto non restano poi fedeli alla marca. Secondo
la metodologia suggerita da Garh Hallberg e denominata "Differential Marketing",
è preferibile individuare un gruppo di clienti che sia in grado di assicurare
una parte importante del fatturato e concentrare le azioni di marketing su tale
gruppo per cercare di consolidare il loro legame con l’azienda. Occorre agire
soprattutto sui clienti che producono i margini più importanti, coinvolgendoli
con azioni di informazioni mirate e tenendo conto che gran parte del target può
essere costituito da ottimi clienti della concorrenza. Questo tipo di cliente
va coinvolto, ma occorre considerare che azioni promozionali non adeguate possono
spostare l’attenzione dalla qualità al prezzo e che sono proprio i clienti
troppo sensibili ai costi ad acquistare di meno. La relazione con il cliente
si mantiene informandolo, poiché troppo spesso sono proprio le informazioni
- a partire da quella sui prodotti - ad essere carenti. Se questa strategia
di marketing communication si afferma, un gruppo relativamente ristretto di clienti
è in grado di garantire un elevato volume di vendite e, fatto ancora più
importante, un buon margine operativo. Solo in tal modo le scelte di marketing
dell’azienda si dimostrano veramente vincenti, poiché si crea una stretta
correlazione tra fedeltà e profitti, relazione che può ulteriormente
svilupparsi nel tempo.
Considerazioni tratte da "Le strategie interattive dell’impresa" di
Richard Normann e Rafael Ramirez - Etas Libri; "All Consumers are not created
equal" di Garh Hallberg - Editore John Wiley & Sons. |