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Flessibilità e Professionalità,
riflessioni dopo il caso Atesia
La
"stretta". Roma. 23 agosto 2006.
Secondo gli ispettori del Ministero del Lavoro Atesia deve assumere
3.200 operatori, ora con contratto a progetto, e regolarizzare
i contributi pregressi dal 2001 per circa 8-10mila lavoratori.
Verrebbero così disattese le disposizioni della circolare
ministeriale n.17/06: per l'outbound si possono applicare i
contratti a progetto e la fase di adeguamento va da 15 settembre
a fine 2006. Molte sono state le reazioni del mondo politico,
economico e sindacale. |
Ad agosto
tutti i media italiani si sono occupati di call center, perchè
é "esploso" il caso di Atesia (vedi
box).
Ma per uscire da questo cule-de-sac bisogna mettere mano all’intera
filiera: rivalutando la scelta e il ruolo dei call center in house
e rivedendo i complessi rapporti tra committenti ed erogatori.
Del resto, con i vincoli economici che si prospettano per le imprese
outsourcer del settore, oltre alla concertazione sindacale, si richiederanno
nuove
iniziative.
Nel seguito alcune riflessioni sul come é possibile guardare
comunque allo sviluppo per i servizi di relazione con il cliente anche
in questa fase critica.
1)
Intanto, si osserva che per intervenire sull’occupazione di
un settore occorre capire le dinamiche da tempo in essere nei processi
svolti prima all’interno delle organizzazioni e poi via via
affidati ad outsourcer esterni. E tra i processi estenalizzati i
servizi di contact center sono solo un esempio; molte delle attività
date in outsourcing non sono caratterizzate dalla flessibilità,
ma piuttosto dalla specializzazione. Conviene affidare certi servizi
all’esterno in quanto essi richiedono competenze specifiche
e risultano meno costosi perché vengono svolti per più
committenti. Più queste specializzazioni si rafforzano più
l’outsourcer si dota di strutture organizzative solide e per
i suoi addetti applica contratti di lavoro di categoria. A questo
punto spesso la filiera si arricchisce con la nascita di aziende
che si propongono per nuove iniziative con modalità più
profittevoli, come nel caso della virtualizzazione di funzioni “mobili”.
Il ciclo continua e contribuisce alla crescita dei relativi comparti,
anche perché gli analisti finanziari riconoscono la virtualizzazione
e l’outsourcing come indicatori positivi.
2)
Accanto alla crescita dell’outsourcing è in atto un
altro rilevante cambiamento.
Lo sviluppo di un nuovo approccio nei confronti dei clienti, consumatori
e cittadini, porta inesorabilmente a rivedere le organizzazioni
tradizionali rendendole più trasparenti e reattive rispetto
alle esigenze che pervengono dal mercato mercato e che le stesse
organizzazioni contribuiscono ad alimentare.
Ma tale cambiamento (anche di tipo culturale) ha costi che difficilmente
producono vantaggi di rilievo nell’immediato, in particolare
in mercati che non sono del tutto liberalizzati o che presentano
ancora vincoli importanti per il cliente.
Allora le scelte di cambiamento organizzativo devono essere giustificate
da altri fattori.
Ad esempio può essere considerata come prioritaria la professionalità.
Per i servizi di Relazione con i Clienti ciò significa metter
mano su tutti i processi del front e del back office, con un effetto
indiretto anche sui fruitori, dai partner commerciali e tecnici
ai clienti finali.
Anche l’attuale necessità di intervenire sugli aspetti
giuslavoristici nei Call Center in outsourcing costringe ad una
più attenta ridefinizione degli incarichi per le attività
interessate, che spesso sono stati descritti senza un criterio scientifico,
ma seguendo prioritariamente le esigenze del mercato.
3)
Oggi i Committenti dei servizi di Crm debbono cercare di bilanciare
gli effetti delle rivendicazioni contrattuali all’interno
dei loro erogatori outsourcer con decisioni che riguardano le “professionalità”
in gioco. Siamo confidenti che queste saranno le scelte che potranno
fare la differenza per le aziende che le perseguiranno, aziende
che si vedranno riconoscere le professionalità grazie alla
creazione di un valore diffuso lungo la loro filiera e condiviso
da tutti gli attori. Anche se la competizione impone una crescente
attenzione alla flessibilità, questa logica favorisce la
definizione di nuovi incarichi con relative competenze e nell’era
della conoscenza si apre l’opportunità di riconoscere
anche un valore alle attività di Crm svolte per il “magazzino”.
Infine il Management delle aziende deve tornare a trascorrere più
tempo all'interno dei propri Contact Center, affiancati agli operatori.
Intervenire sugli outsourcer - come ha fatto la circolare del Ministro
Damiano - significa agire su un anello della filiera, anche se tale
mossa a regime dovrebbe attivare regole per il lavoro uguali per
tutti. Ma assieme ad una maturazione delle aziende di outsourcing
bisogna con lungimiranza promuovere cambiamenti che permettano di
creare opportunità di sviluppo solido al settore della Relazione
con il Cliente. Anche approfondendo le suddette riflessioni.
MM – 24
agosto 2006
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