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Favole
Una selezioni di alcune favole famose... per riflettere.

Favole di Esopo

  • GIOCO E SERIETÀ
    Un Ateniese vide Esopo giocare a noci in mezzo a una frotta di ragazzini; si fermò e lo derise come se fosse un demente. Il vecchio, più adatto al ruolo di derisore che di deriso, non appena se ne accorse, allentò un arco e lo pose in mezzo alla strada: "Ehi!", disse. "Parlo a te sapientone, spiega il motivo del mio gesto". Accorre gente. Quello si arrovella a lungo e non capisce il perché del problema proposto. Alla fine si arrende. Allora il saggio, vittorioso: "Rompi presto l'arco se lo tieni sempre teso, ma se lo tieni allentato, puoi servirtene quando vuoi. Così, di tanto in tanto, devi lasciare svagare la mente, perché torni a te più pronta quando occorre pensare".
  • LA LEPRE E LA TARTARUGA
    La lepre un giorno si vantava con gli altri animali: Nessuno può battermi in velocità - diceva - Sfido chiunque a correre come me.
    -La tartaruga, con la sua solita calma, disse: - Accetto la sfida.
    -Questa è buona! - esclamò la lepre; e scoppiò a ridere.
    -Non vantarti prima di aver vinto replicò la tartaruga. - Vuoi fare questa gara? -Così fu stabilito un percorso e dato il via.
    La lepre partì come un fulmine: quasi non si vedeva più, tanto era già lontana. Poi si fermò, e per mostrare il suo disprezzo verso la tartaruga si sdraiò a fare un sonnellino. La tartaruga intanto camminava con fatica, un passo dopo l'altro, e quando la lepre si svegliò, la vide vicina al traguardo. Allora si mise a correre con tutte le sue forze, ma ormai era troppo tardi per vincere la gara.
    La tartaruga sorridendo disse: "Non serve correre, bisogna partire in tempo".
  • I CASI DEGLI UOMINI
    Un tale si lamentava della sua sorte; allora Esopo, per consolarlo, inventò questa storia.
    Una nave era sballottata da una furiosa tempesta; fra i passeggeri lacrime, terrore di morire; all'improvviso, il tempo cambia e si rasserena; la nave, ormai sicura, si mette a navigare sospinta da venti favorevoli; i marinai si lasciano trasportare da esultanza sfrenata.
    Allora il timoniere, reso saggio dai pericoli, disse: "bisogna gioire con misura e piangere con moderazione; tutta la vita è un miscuglio di gioia e dolore".
  • IL SERPENTE E LA LUCERTOLA
    Un serpente aveva preso una lucertola per la coda; quando spalancò la gola per ingoiarla, quella afferrò un rametto che era lì per terra, e tenendolo di traverso stretto forte tra i denti, con questo ingegnoso impedimento ostacolò le avide fauci. Il serpente lasciò cadere dalla bocca l'inutile preda.
    Quando manca la pelle del leone, bisogna cucirsi addosso quella della volpe: cioè, quando mancano le forze, bisogna servirsi dell'astuzia.
  • IL LUPO E L'AGNELLO
    Allo stesso rivo erano giunti il lupo e l'agnello spinti dalla sete; in alto stava il lupo e molto più in basso l'agnello. Ed ecco che il predone, stimolato dalla sua gola maledetta, tirò fuori un pretesto per litigare. "Perché", disse, "mi hai intorbidato l'acqua proprio mentre bevevo?". E il batuffolo di lana, pieno di paura, risponde: "Scusa, lupo, come posso fare quello che recrimini? È da te che scorre giù l'acqua fino alle mie labbra". Respinto dalla forza della verità, il lupo esclama: "Sei mesi fa hai sparlato di me". L'agnello ribatte: "Io? Io non ero ancora nato". "Perdio", lui dice, "è stato tuo padre a sparlare di me". E così lo abbranca e lo sbrana, uccidendolo ingiustamente.
    Questa favola è scritta per quegli uomini che opprimono gli innocenti con false accuse.

Favola di Jean de La Fontaine

  • LA CICALA e LA FORMICA
    La cicala imprevidente che aveva passato tutta l'estate a cantare sotto il sol, al giungere dell'inverno senza provviste si trovò. Affamata e piagnucolosa domandò alla formica laboriosa di prestarle qualche cosa.
    - Ti pagherò - le disse - prima dell'agosto, interessi e capitale: te lo prometto, parola di cicala! -
    La formica che ha il difetto di prestar malvolentieri, le rispose chiaro e netto:
    - Che cos'hai fatto fino a ieri? -
    - Notte e giorno, senza posa, cantavo e cantavo... -
    - Ebbene...adesso balla!
    La favola insegna che non bisogna mai essere imprevidenti perché la leggerezza si paga cara.

Favola di Trilussa

  • ER GRILLO ZOPPO
    Ormai me reggo su ‘na cianca sola.
    - diceva un Grillo – Quella che me manca
    m’arimase attaccata alla capriola.
    Quanno m’accorsi d’esse prigioniero
    col laccio ar piede, in mano a un ragazzino,
    nun c’ebbi che un pensiero:
    de rivolà in giardino.
    Er dolore fu granne…,ma la stilla
    de sangue che sortì dalla ferita
    brillo ner sole come una favilla.
    E forse un giorno Iddio benedirà
    ogni goccia di sangue ch’è servita
    Pe’ scrive la parola libertà!

Favola di autore ignoto

  • LA RANA E LO SCORPIONE
    "Una rana stava serenamente sguazzando in un fiume quando ad una sponda si avvicinò uno scorpione. "Devo passare dall'altra parte" disse "ma non so come fare, io non so nuotare e se provo affogherò. Tu potresti aiutarmi trasportandomi sul tuo dorso, te ne sarei molto grato". La rana perplessa rispose: "Ma se io ti lascio salire sul mio dorso tu potresti pungermi ed uccidermi!". Lo scorpione rassicurò la rana: "Non ti preoccupare, perchè dovrei farlo, se ti pungessi morirei anch'io perchè affogheremmo entrambi nel fondo". La rana si sentì rassicurata dalle spiegazioni dello scorpione e lo fece salire. Quando furono a metà del fiume, lo scorpione punse la rana. La rana stupita dal gesto dello scorpione mentre stava affondando insieme a lui trovò la forza di chiedergli: "Ma perchè l'hai fatto adesso moriremo entrambi?" Lo scorpione rispose "Non ho potuto farne a meno, questa è la mia natura".

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