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Business
Marketing Web 2.0
Secondo un recente studio
di Forrester Research, nei prossimi cinque anni gli investimenti
delle aziende dedicati al Web 2.0 faranno segnare un balzo importante:
+ 43% ogni anno, per raggiungere i 4,6 miliardi di dollari a livello
globale nel 2013.
Internet sarà invasa da migliaia di nuovi blog, widget, wiki,
social network, mashup a finalità aziendale.
Strumenti che avranno la funzione di mettere in contatto persone
in un’ottica di mercato certo non disinteressata.
Sta cambiando il modo in cui le aziende impiegano internet
per il proprio business.
Dion Hinchcliffe, su ZDNet, segnala che lo sviluppo di SOA (Service
Oriented Architecture), Web 2.0 e SaaS (Software as a Service) nel
breve termine troveranno applicazioni nelle “next
generation enterprises”.
Come evidente dallo schema sopra esposto, è proprio con questo
tipo di evoluzione che si rende possibile un pieno impiego degli
strumenti di social network.
Il filo conduttore è una nuova filosofia all'insegna
della collaborazione.
Questo è il Web 2.0, ovvero Social Media, interazione
sociale realizzata grazie alla tecnologia.
Se
si analizza il Social Media da una prospettiva aziendale,
ci sono diversi fattori da considerare:
- i potenziali pericoli, come la perdita di
produttività dovuta al fatto che i dipendenti si colleghino
e si confrontino senza che ciò sia talora a conoscenza
dell’azienda,
- i problemi di sicurezza, quando non sono
stati implementati sistemi informatici tali da garantire l’assenza
di rischi per i network aziendali,
- la possibilità di un danno d’immagine,
tanto più concreto quanto meno l’azienda stessa
interagisce con questi nuovi mezzi. |
Quali sono quindi i passi per poter conoscere e sfruttare al meglio
le potenzialità offerte da questi nuovi mezzi di comunicazione?
Secondo Lewis PR, agenzia internazionale di relazioni pubbliche,
la strategia di risposta può essere riassunta in quattro
mosse:
- 1) monitorare ciò che accade intorno a noi,
- 2) relazionarsi con l’audience,
- 3) partecipare direttamente, ad esempio con blog
propri o aziendali,
- 4) infine massimizzare questo enorme potenziale
per far sì che questi nuovi media diventino nostri alleati.
Occorre, quindi, co-operare, co-progettare, con-dividere concetti,
idee, progetti, ecc. senza sottovalutare che ciò, per le aziende,
si traduce anche in un investimento in ricerca & sviluppo.
Le aziende debbono:
-
abbassare il tono della comunicazione, il linguaggio
di internet è infatti più rilassato,
- relazionarsi
con i clienti e i prospect in una nuova forma di dialogo
personalizzata
-
mantenersi aperti e vigili a tutti i livelli,
-
accettare che il fatto di perdere un po’ il controllo
della comunicazione aziendale non è sempre un fattore
negativo, poiché questo è il modo in cui funzionano
i social network.
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Infine,
uno degli aspetti su cui occorre prepararsi riguarda la raccolta
delle numerose informazioni che potranno prevenire da wiki
pages and blog posts, e di come gestirle per renderle visibili a
chi decide in azienda. Come fonte metodologica si può impiegare
Francine Barone (Università del Kent)
Sino ad oggi molte aziende hanno provato vari strumenti di partecipazione:
i blog e le community. Alcune realtà hanno anche modificato
la loro offerta su web per cercare collaborazione attiva con gli
utenti: vedere ad esempio le nuove striscie interattive di Dilibert
o i servizi per pianificare e archiviare i propri viaggi offerti
da Michelin
Questi primi test possono ora diventare importanti investimenti
strutturali.
Perchè occorre trovare un nuovo modo per relazionarsi con
i propri mercati.
Breve glossario
Le tipologie più comuni di marketing nel web 2.0 sono sotto
riportate.
Blog: contrazione di web-log, ovvero "traccia
su rete".
Brand blogging: creare blogs e/o partecipare in blogosfera,
con lo spirito di instaurare conversationi aperte, sincere, trasparenti.
Condividere informazioni chiave, che hanno valore, di cui la gente
possa parlare.
Buzz marketing: utilizzare notizie di alto-profilo che
inducano la gente a parlare della marca. La marca è protagonista
della conversazione.
Cause marketing: supportare cause sociali per
ottenere il rispetto e l’appoggio degli individui “affezionati
alla causa”.
Community marketing: formare o supportare comunità
di nicchia che condividono uno specifico interesse intorno ad un
brand (come ad esempio: user groups, fan clubs e forums di discussione).
Generare e fornire strumenti, contenuti e informazioni che supportino/alimentino
queste communities.
Evangelist marketing: coltivare evangelisti, sostenitori,
volontari e incoraggiarli ad avere un ruolo di leadership attiva
nella diffusione e veicolazione del “verbo” connesso
ad un brand, prodotto o servizio.
Grassroot marketing (grass=erba; root=radice): organizzare
e motivare dei volontari per ottenere risonanza personale (basata
sulle loro relazioni) o locale (basta sulla loro zona di influenza).
Grassroot si riferisce ai media alternativi, definiti anche anche
“radicali”, dei cittadini, comunitari, e ancora i media
dal basso ovvero grassroot media.
Influencer marketing: identificare comunità
“chiave” e opinion leaders che sono in grado di parlare
del prodotto ed influenzare l’opinione degli altri.
Referral programs: creare strumenti e soluzioni
che permettano al consumatore soddisfatto di riferire e trasmettere
la sua soddisfazione ad altri consumatori.
Product seeding: piazzare il giusto prodotto al
posto giusto nel momento giusto, fornendo informazioni o samples
per sensibilizzare i consumatori.
Viral marketing: messaggi d’informazione
o intrattenimento destinati ad essere scambiati tra gli utenti in
maniera esponenziale, elettronicamente o via e-mail. La marca è
sponsor della conversazione.
Widget: è un elemento grafico, una interfaccia
utente di un programma che facilita all'utente l'interazione con
il programma stesso, ad esempio i "bottoni" su web.
Wiki: è un sito web, (o comunque una collezione
di documenti ipertestuali) che può essere modificato dai
suoi utilizzatori e i cui contenuti sono sviluppati in collaborazione
da tutti coloro che ne hanno accesso, come in un forum.
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