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Mercato
outsourcing 2004, da piramide a pera.
Il
2003 si è concluso con un fatturato complessivo del mercato
dei servizi di Call e Contat Center in outsourcing in Italia pari
a 655 milioni di euro, con una crescita dell’8% rispetto al
dato del 2002.
L’offerta in questo comparto è
costituita da circa 400 società, così collocabili in
base alla dimensione produttiva:
- 3
hanno oltre 1.000 posti operatore
-
23 hanno da 301 a 1.000 posti operatore
-
84 hanno da 51 a 300 posti operatore
-
290 hanno meno di 50 posti operatore.
Tale
offerta si presenza molto diversificata:
- al top del mercato si trovano pochi gruppi che svolgono servizi
completi e prevalentemente per grandi volumi,
- al centro vi sono alcune aziende con servizi specializzati e soluzioni
integrate,
- più in basso si collocano alcune centinaia di società
piccole e piccolissime in genere con offerte correlate al territorio
ove sono localizzate.
Il mercato sta quindi attraversando una prima fase di maturazione,
che è identificata dal passaggio dalla tradizionale forma
a piramide alla nuova forma di pera; ma
altre evoluzioni potranno verificarsi nel medio-lungo, quando la
più completa maturazione porterà al consolidamento
di alcune posizioni rendendo ardua la risalita (ovvero la crescita)
alle società che si trovano verso il basso di un mercato
che assumerà una forma simile alla clessidra
(ovviamente con la parte bassa molto più grande della
parte alta).
IERI
dal mercato a piramide.. |
OGGI
..al mercato a pera |
DOMANI
.. al mercato a clessidra |
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Gli
elevati investimenti richiesti in nuove soluzioni tecnologiche e
la necessità di riorganizzare la propria forza lavoro: questi
aspetti hanno raggiunto un tale livello di problematicità
da mettere a dura prova l’intero comparto dell’offerta,
a partire dai maggiori protagonisti.
La contrazione degli investimenti
in Information Technology degli ultimi anni ha interessato
anche il settore dei Call Center: sono stati recuperati hardware
e software già disponibili e sono state dilazionate le decisioni
di integrare sistemi diversi.
La legge Biagi e le
prime disposizioni attuative non hanno certo facilitato il compito
delle direzioni del Personale, soprattutto nei casi in cui si contrappone
la necessità di una elevata flessibilità dei servizi
di Call Center alla rigidità del costo del lavoro subordinato.
Nel rapporto tra committenti ed erogatori del servizio in outsourcing
permane una forte attenzione a costi e tempi, ma si registra in
alcuni casi anche un focus sugli SLA,
costruiti con metriche più precise e riferite a best practice
e standard di mercato.
Si stanno anche concretizzando contratti che riguardano la presa
in carico della gestione di interi processi, quindi
non solo più front office. E’ un fenomeno ancora all’avvio
ed il cui sviluppo dipende da vari fattori, tra cui la capacità
di value proposition dell’offerta – che dovrà
rendere accessibile questa tipologia di servizi anche a realtà
aziendali di medie dimensioni – e la propensione dei committenti
ad esternalizzare processi interni, focalizzandosi sempre più
sul proprio core business.
In un mercato che dipende
molto dal clima economico è chiaro che alcuni fornitori cresceranno
togliendo fatturato ad altri e altri, di conseguenza, perderanno
terreno.
Nel breve avranno
più opportunità di successo i fornitori che saranno
capaci di adeguare le loro capacità d’offerta alle
esigenze dei clienti e quelli che si propongono in un’area
molto specialistica di servizi.
In conclusione, l’outsourcing
non si realizza solo più in funzione della riduzione dei
costi, ma anche in funzione della riorganizzazione dei processi.
Deve crescere la consapevolezza
che affidare all'esterno un processo importante come quello dei
servizi di call center richiede un nuovo rapporto tra committente
ed erogatore del servizio.
Ci si orienta più su un rapporto in cui contano non solo
tempi e costi, ma anche la professionalità, l’esperienza
e la conoscenza approfondita di questo settore di mercato, oltre
che la fiducia e la responsabilità.
Dai
dati rilevati dall’Osservatorio CMMC è risultato evidente
come negli ultimi anni di congiuntura difficile siano cresciuti
i servizi direttamente collegati ai clienti e al fatturato dei committenti,
mentre il fatto che siano aumentate le attività di back-office
significa che si é posta particolare attenzione alla integrazione
dei processi.
Ma,
per un mercato così giovane come quello dei servizi di Call
Center, questa fase di transizione è particolarmente complessa
e va seguita da tutti con attenzione.
Del resto le variabili in gioco sono abbastanza importanti.
- 1)
In termini di incidenza sul PIL si tratta di aumentare il peso
del comparto dallo 0,5% del 2003 allo 0,65% nel
corso del 2004.
-
2) Va favorita la crescita occupazionale e nel contempo la qualificazione
degli addetti. Ciò può voler dire oltre 30.000 posti
di lavoro in più nel 2004.
- 3)
Infine, bisogna sostenere lo sviluppo tecnologico, essendo i call
center basati su investimenti in ICT importanti e soggetti a rapida
obsolescenza. Ciò vuol dire un giro di affari di circa
500 milioni di euro tra hardware, software e servizi per il mercato
2004.
Il
settore sta affrontando nuove sfide che lo porteranno ad una ulteriore
fase di maturazione; fase che garantirà servizi migliori
ai milioni di clienti e cittadini che si affidano quotidianamente
a queste organizzazioni.
Se
volete aggiungere un vostro commento, scrivete al Club CMMC
marzo
2004
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