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I risultati del programma di customer
experience
Quali
sono i riscontri sul ROI collegati ad una strategia di "customer
experience", come proporre questa strategia alla direzione
generale, quali sono i punti di maggiore presa e come ottenere consenso.
Alcune considerazioni tratte dal gruppo
di discussione su LinkedIn.
Riscontri
Uno dei nostri clienti, dopo che attivato un programma
di feedback dai clienti, ha visto un aumento significativo del punteggio
di soddisfazione dei clienti, della quota di mercato e del profilo
competitivo - tutto ciò con un effetto positivo sul ROI.
Negli ultimi tre anni da quando è iniziato il programma di
customer experience, la valutazione della soddisfazione del cliente
è cresciuta rapidamente. Inoltre con questa organizzazione
si é vista una correlazione diretta tra risultati di vendita,
eccellenza operativa e punteggio di soddisfazione del cliente.
Questo esempio conferma anche la teoria che, molto più importate
del controllo dei punteggi, è reagire ai problemi: questo
atteggiamento guida realmente la fedeltà del cliente. Le
organizzazioni hanno riscontrato un miglioramento più visibile
quando hanno permesso ai dipendenti di intervenire immediatamente
di fronte a bassi indicatori e/o a reclami, per risolvere le richieste
dei clienti in modo tempestivo ed efficace, lasciando al cliente
soddisfatto di come è stata trattata l’interazione.
Argomentazioni
Le domande del top management sono sempre le stesse: quanto mi costerà
e di quanti addetti ho bisogno per far decollare il progetto e per
gestirlo? Quindi, occorre essere pronti su argomenti come il ritorno
dell'investimento mostrando l’attuale tasso di tensione del
cliente o il livello di soddisfazione del cliente.
Se non è possibile fornire parametri precisi su queste aree
la ragione per intervenire è ancora più evidente.
L’alleato fondamentale risulta il fatto che i risultati di
questo progetto sono tangibili, avranno un effetto immediato sul
bilancio e si potrà anche disporre di una nuova struttura
“cliente centrica”, ovvero che farà le scelte
più ovvie ponendosi dalla parte del consumatore.
Le mie esperienze sono, ad essere onesti, relativamente
semplici e usabile da tutti.
Primo
caso
La Società aveva stanziato una spesa equivalente a oltre
il 12% dell’EBITDA (margine operativo lordo) in gesti di “buona
volontà" (Gesture of Goodwill – GOGW), cioè
pagamenti verso clienti da placare e conservare, situazioni causate
da errori di processo e di attenzione al cliente nelle vendite,
nella logistica e nel servizio clienti.
Azioni. Individuare gli aspetti di processo (trattamento nella catena
di approvvigionamento), identificare le mancanze nella organizzazione
di CS (non addestrati nella negoziazione e nell’empatia),
generare busines case basati sulla riduzione dei gesti di buona
volontà, per contro con aumento di cassa su EBITDA.
Secondo
caso
Situazione iniziale: 500 reclami scritti a settimana, oltre 4.000
denunce verbali a settimana e € 5,5milioni di sterline/anno
per GOGW (9% del EBITDA). Motivazione: far fronte ad un processo
di vendita aggressivo e, ironia della sorte, alla mancata osservanza
del processo di vendita, con negativo processo del servizio al cliente
(in effetti molto aggressivo) e nessuna responsabilità.
Azioni.
Più incentivi al raggiungimento di un ottimo servizio e riduzioni
di bonus per disservizi relativi alle vendite, alla logistica e
alle organizzazioni di CS; formazione su negoziazione ed empatia
del personale di CS.
Il consiglio di amministrazione ha approvato e pubblicato i risultati
di tutte le organizzazioni mensilmente.
Risultati. Il GOGW costa meno di 2 milioni di sterline, i reclami
sono scesi di oltre il 75%, gli acquisti ripetuti cresciuti di oltre
il 20%, il turnover del personale è sceso dell’80%,
con minori costi per le assunzioni.
Come
i Chief Customer Experience Officers (CCEO) possono ottenere supporto
attivo dal Top Management?
Il
coinvolgimento dell’ esecutivo è essenziale per il
successo di qualsiasi trasformazione dell'esperienza del cliente,
ma è difficile da ottenere.
Dalle analisi di casi di successo si scoprono questi aspetti:
- L’incertezza
frena l’azione. I senior leader sono d'accordo con i principi
della centralità del cliente, ma spesso non riescono a
impegnarsi attivamente negli sforzi per essere più customer
centric. Perché? Perché sono incerti su uno dei
due aspetti: 1) il valore di business delle attività di
customer experience rispetto ad altri potenziali investimenti,
e 2) che cosa, esattamente, essi dovrebbero fare per supportare
la strategia.
- Bisogna
preparare una scheda di valutazione che aiuti il CCEO a classificare
ogni membro del team in base al sul suo attuale livello di sostegno
dell'esperienza del cliente. La prima categoria, denominata "Passivi",
resiste alla partecipazione a programmi di customer experience,
perché non si vede il valore. I "Volenterosi"
sono felici di collaborare, ma necessitano del supporto dei CCEO
per avere un piano di azione. I leader nella categoria "Engaged”
sono i campioni dell’esperienza del cliente, sono l'esempio
per gli altri e sono una grande risorsa per il CCPO.
-
Passione e attitudine sono uno strumento potente. Il programma
può richiedere molto tempo, quindi si deve persistere di
fronte a molte sfide. I CCEO devono avere fiducia nel programma
di customer experience per aiutare gli altri ad andare avanti
di fronte alle incertezze.
Le
ricerche della Forrester
ha mostrato una forte correlazione tra l'esperienza del cliente
e tre elementi chiave del comportamento leale: la volontà
di acquistare di più, la riluttanza a cambiare e la probabilità
di raccomandare ad altri il prodotto e/o la marca. |
Agosto
2010
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