| Marketing
one to one, una utopia? Il
punto di partenza nella definizione della strategia di marketing è, come
sempre, l'analisi dei bisogni del cliente; la differenza, rispetto al recente
passato è la disponibilità di strumenti informatici che ampliano
le possibilità di azione. In mercati caratterizzati da un'
elevata differenziazione dei bisogni e dei clienti, come nel caso delle produzioni
su commessa, il marketing one-to-one rappresenta, infatti,
una delle frontiere più sofisticate dell'approccio Crm, che prevede:
-
identificazione dei clienti dell'impresa,
-
classificazione dei clienti in gruppi omogenei,
- sviluppo
di sistemi di interattività con i clienti,
- personalizzazione
della relazione e dell'offerta di prodotti e servizi.
Come
ricordava recentemente il Prof. W.G. Scott, la personalizzazione della relazione
con i propri clienti, in modo proattivo, può tradursi in "azioni anche
banali, come un fiore, una visita, o una lettera dell'AD scritta a mano". L'obiettivo
di un'approccio di questo tipo è prima di tutto incrementare il cosiddetto
"share of customer equity",
cioè la penetrazione sul singolo cliente, in contrapposizione con la tradizionale
ottica del "market share".
Questo si lega al concetto il nostro cliente tipicamente acquista anche prodotti/servizi
da nostri competitor, per cui il solo concetto di market share - orientamento
alla transazione - non è sufficiente nel quantificare i risultati
di un'azione Crm, che oltre tutto, essendo orientata alla relazione, esprime
i suoi effetti nel medio-lungo periodo Il
concetto di base, ancora una volta sottolineato, in un contesto altamente competitivo,
è il focus sulla soddisfazione e sulla fedeltà del cliente
e non sull'acquisiszione di nuovi. Il punto d'arrivo è un cliente "leale",
cioè un cliente collaborativo, che ritiene l'azienda "giusta"
e trasparente, e per questo è disposto ad investire nell'apprendimento
e nella sperimentazione di nuovi prodotti/servizi più sofisticati e ricchi. In
quest'ottica risulta importante poter quantificare in modo dinamico non solo il
parco clienti e la sua crescita, ma, segmento per segmento, quali sono i loro
comportamenti, il tasso di fedeltà e, quindi, di abbandono.
Tavola 1. Esempio di schermata per
l'analisi dell'incrocio tra segmenti. Fonte: Business Objects |
Il punto
è ora vedere fino a quale livello di segmentazione spingersi: "segmento
di uno" è davvero l'obiettivo a cui tendere? Se si guarda
alle esperienze in atto, con riferimento ai settori che per primi hanno adottato
delle soluzioni di Crm, come le Telecomunicazioni e il Bancario, vediamo che in
realtà siamo ancora lontani da logiche di marketing one-to-one.
La tendenza è quella di attivare processi di Crm e relazioni sempre più
personalizzate solo su fasce specifiche di clientela, spingendosi a disaggregare
sempre di più la customer base in segmenti sempre più fini, fino
a quando sia sensato raffinare l'elaborazione. Anche per questo
il marketing one-to-one risulta di fatto complementare, e non sovrapposto,
alle tradizionali operazioni di "mass marketing". Le
difficoltà nell'implementazione di un'analisi one-to-one sono
legate al numero dei clienti (se nell'ordine dei milioni), al numero delle transazioni,
alle differenti linee di business, ai differenti canali, ma sono anche di tipo
organizzativo come la presenza di diversi livelli di customer managemet (product,
segment...), che possono rendere critica la fase di acquisizione delle informazioni,
soprattutto se i dati cambiano a livello giornaliero.
Tavola 2. Esempio di schema d'analisi.
Fonte: Oracle | Il
processo di definizione dei "cluster", cioè delle
unità di analisi, parte da informazioni già disponibili in azienda
(spesso sottovalutate) come l'anagrafica, gli ordini e le fatture, e le informazioni
raccolta dal call center, dalla forza vendita, dagli eventi di marketing e, nei
casi più evoluti, dal sito web. A queste si aggiungono tipicamernte informazioni
personali, anche acquistabili esternamente, ad esempio compilazioni di questionari
e abbonamenti. I
sistemi di Business Intelligence (detti anche
di marketing intelligenge) a partire da un'archiviazione coerente di tutte le
informazioni disponibili sui propri clienti, sono in grado di elaborare analisi
su segmentazioni sempre più fini (in teoria fino al cosiddetto "segmento
unitario"), per studiarne il comportamento nel tempo, ad esempio valutando
i passaggi dei clienti da un segmento all'altro. Inoltre tali applicazioni tipicamente
consentono di attivare degli "alert" che aiutano ad individuare le situazioni
critiche. Di fatto si viene a disporre anche di strumenti per realizzare ricerche
di mercato di alto livello e in tempi ridotti rispetto alle metodologie tradizionali.
Appoggiandosi poi su una piattaforma di datawarehouse
(elemento alla base di una soluzione Crm, che integra in un solo "archivio"
tutte le informazioni raccolte) è inoltre facilmente intuibile i vantaggi
traibili dalla coerenza e dalla condivisione dei dati, non solo
a livello di call center ma anche di forza vendita (ad esempio il venditore che
visita il cliente il giorno successivo la risoluzione di un problema). Tra
i sistemi di Business Intelligence - la parte "analitica"
in un'architettura CRM (vedi ad esempio la tavola 3 in basso) - disponibili
sul mercato italiano citiamo ad esempio Business Object, Hyperion,
Informix, Microsoft, Microstrategy, Oracle e Sas.
Tavola 3. Esempio di architettura legata ad
un sistema di business intelligence (con ETL s'intende "Extract Transform
and Load"). Fonte: Hyperion | Il
rischio dal punto di vista manageriale è che tali strumenti, di elevato
contenuto tecnologico, siano affidati interamente alle funzioni IT, e che quindi
venga prestata troppa attenzione alle funzionalità specifiche, senza una
visione strategica sugli obiettivi da perseguire. |